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Gian Giacomo Cavalli (ca. 1585-1659) attraversa la grande stagione del barocco ligure con un'opera poetica di eccezionale valore per originalità linguistica e tematica. Nel 1636 la Cittara (cetra) zeneize segna il vertice di un vero e proprio secolo d'oro della letteratura d'espressione genovese, iniziato alla metà del Cinquecento con la produzione lirica e civile di Paolo Foglietta. Cavalli raccoglierà in vita un clamoroso successo, suscitando il plauso tra gli altri di Gabriello Chiabrera, che nella presentazione celebra in lui un "trovatore di cose non imaginate e a pena credute", geniale autore paragonabile a Cristoforo Colombo per i nuovi orizzonti che ha saputo aprire all'uso di una lingua negletta. In un'estrema varietà di forme metriche, di ambientazioni e (...)'.